STORIA Frabousan Ki Taiou |
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Tra
il XVIII e il XIX secolo d.C. l'economia si basava su ciò che metteva a
disposizione la natura, favorendo in primis pastorizia e agricoltura montana. Anche l’artigianato famigliare cominciò a essere ben diffuso. A Frabosa Soprana vi erano ottimi coltellinai ed alla frazione Serro abili scalpellini e lavoratori del marmo, mentre nei borghi più a monte intere famiglie provvedevano al taglio del bosco e alla produzione del carbone di legna poi utilizzato anche per forgiare le lame taglienti dei coltelli e temprare le punte degli scalpelli. Praticamente
estinta, ma ancora vivo negli |
In un questo piccolo paese del
Monregalese, Frabosa Soprana, venivano prodotti affilati coltelli e
ferri taglienti. Dalle
ricerche svolte è siamo risaliti a un documento che certifica la
tradizione coltellinaia frabosana già dal 1790;
si tratta di un attestato di merito del lavoro, di epoca fascista, rilasciato all'artiere Battista Liprandi (Titò). Si trattava di una produzione artigiana a carattere famigliare che fu continuata fino al 1960 dai discendenti di Titò, Pierino e Carlin. Altro ramo dei coltellinai era quello della famiglia Gastone; “Andrea del Cantun” aveva il suo laboratorio proprio nel “Cantun”, vicino al laboratorio dei Liprandi. In seguito al ritrovamento dei laboratori di Titò e di Andrea del Cantun possiamo affermare che le lame dei maestri coltellinai riportano quasi sempre le sigle: L.B.; L.P.; A.G.
Le lame frabosane venivano apprezzate
ovunque, dai monti al mare, nelle malghe del Mondolé come tra le
vigne di Langa.
Non solo coltelli chiudibili (serramanico) ma anche trincianti e da scanno, utilizzati dai macellai, rasoi e ferri taglienti vari per un uso a 36° gradi. Coltelli perfetti anche per tagliare una “Raschera” da gustare in buona compagnia o per spalmare del gustoso "Brüss" su una fetta di pane abbrustolito. Il
“Frabousan” insieme al “Vernantin" , rappresentano le
due più tipiche e tradizionali manifestazioni dell’arte
coltellinaia
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